Parlando di sostenibilità aziendale, è frequente il dibattito sui fattori ESG che determinano l’impegno concreto delle imprese e la loro reputazione nei confronti non solo di consumatori e investitori, ma anche di tutta la società. A questo punto la domanda che sorge potrebbe essere: “Che tipo di approccio vogliamo avere”?
Se consideriamo gli elevati livelli di turbolenza ed instabilità (economica, sociale, tecnologica, climatica e geopolitica) che caratterizzano gli attuali contesti competitivi, salta all’occhio l’incremento esponenziale dei livelli di incertezza degli scenari presenti e futuri; incluse le veloci variazioni con cui le aziende devono confrontarsi per evitare delle crisi che, in qualche caso, possono essere anche irreversibili.
Il cambiamento dei modelli di rating del sistema bancario
Alla luce di quanto detto, anche i modelli di rating del sistema bancario dovrebbero cambiare: dal backward-looking (le cosiddette “regole di Basilea” basate su dati meramente quantitativi, di natura contabile e andamentale) ad un approccio forward-looking, utile ad analizzare lo stato di salute delle imprese e a prevedere potenziali rischi di sostenibilità finanziaria. Per capire meglio l’argomento, o anche solo per una piacevole lettura, ci viene in aiuto la circolare EBA , un documento che mette in luce l’evoluzione dei modelli di rating futuri che richiederanno l’incorporazione di variabili predittive (di natura prevalentemente qualitativa) inerenti alle dinamiche gestionali, organizzative e strategiche dell’impresa.
Inoltre, è importante che i suddetti modelli includano l’evoluzione di variabili quali:
- le competenze del management;
- la capacità di innovare;
- la qualità del modello di business;
- la coerenza tra struttura organizzativa e strategia competitiva;
- la qualità dei piani industriali;
- l’efficacia degli approcci adottati dall’impresa nella gestione delle variabili ESG (environmental, social, governance).
Al passo con le normative europee
La gestione efficace di queste variabili permette due vantaggi: rispettare sia le normative europee (sempre più stringenti) che le richieste degli stakeholders. Questi ultimi, infatti, basano le loro decisioni in misura rilevante proprio sulle variabili ESG, oltre che su indicatori meramente economici. Diventa chiaro, dunque, come l’evoluzione dei futuri modelli di rating degli Istituti di Credito rileveranno sia la parte economico-patrimoniale delle aziende sia l’impatto delle politiche ESG sulla società e sull’ambiente.
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